La Musica che unisce gli angeli..

Ricordo di Ennio MORRICONE di Tonino POCE, che Lo ebbe come Maestro.

Ho conosciuto Ennio Morricone quasi 50 anni fa. Con lui ho iniziato lo studio della Composizione.
La sua amicizia, della quale mi sono sentito sempre onorato, è di quelle che segnano un’intera vita.
Lo incontrai per la prima volta nel 1970. Ricordo come fosse oggi Daniele Paris, in una sala del Comune di Frosinone, che presentava i Docenti (la maiuscola è d’obbligo) della neonata Scuola Comunale di Musica: « questo è Ennio Morricone; questo è Severino Gazzelloni; questo è Franco Petracchi; questo è Bruno Incagnoli…ecc.» Una Scuola che avrebbe fatto impallidire qualunque Royal College, Juilliard School o altri celebratissimi istituti anglosassoni. Era la migliore Scuola di Musica del mondo, ma pochi lo sapevano.

Ogni volta che ci incontravamo Ennio amava ricordare quella sua unica esperienza didattica, ed io non ho mai perso occasione di ringraziarlo per quanto mi aveva insegnato. Una volta precisai anche che non mi riferivo soltanto ad insegnamenti musicali, suscitando in lui una certa curiosità. Per spiegarlo gli raccontai delle prime lezioni, e del fatto che per me furono un vero trauma. Mi impressionava la serietà dei suoi comportamenti, insieme ad una estrema severità per tutto ciò che riguardava lo studio. Compresi però che quella severità era imposta dalla natura stessa della materia. Qualunque musicista sa bene che la disciplina è l’unico strumento per poter sostenere l’apprendimento musicale. Non lo sapevo, quindi dovetti adeguarmi presto, cancellando abitudini che erano incompatibili con l’impegno previsto dallo studio. Insomma: si cambiava vita. Fu il mio rito di passaggio.

Sulla serietà e correttezza di Ennio se ne raccontano tante. Io dirò semplicemente che in due anni di lezioni non ha mai ritardato di un solo minuto. Aveva un rispetto profondo per le persone e per il loro lavoro. Guardava gli esercizi che portavo ogni settimana con un’attenzione e una accuratezza che spesso mi imbarazzavano. Li leggeva con un impegno che solitamente si riserva alle partiture di grandi musicisti. Soppesava tutto, non gli sfuggiva nulla. Pronunciava poche parole, quasi sottovoce: “…questo è buono; questo non si potrebbe fare… ma Bach qualche volta lo fa; questo si potrebbe fare… ma Palestrina non lo farebbe mai…”. Insomma, al di la delle regole scolastiche l’ultimo giudice (o avvocato, a seconda dei casi) era sempre uno dei modelli citati. Un metodo didattico che poi ho scoperto essere la riproduzione di quello che aveva appreso dal suo Maestro, Goffredo Petrassi, per il quale aveva una enorme deferenza.
A volte mi chiedeva spiegazioni su qualche nota fuori posto, la ascoltava con interesse e, pur consigliandomi di non farlo, apprezzava tuttavia le mie capriole teoriche nel tentativo di giustificare quello che in realtà era semplicemente brutto.
I suoi consigli erano di una concretezza estrema, quella che derivava dallo studio, ma soprattutto da una pratica impareggiabile. Li ricordo tutti, uno per uno, parola per parola. Qualche volta glieli ho recitati, e lui, che amava scherzare, proseguiva con le raccomandazioni.

Qualche anno fa eravamo nella giuria di un Concorso di Composizione, insieme a noi c’era anche l’amico Paolo Rotili. Ci incontrammo a casa sua per scegliere le tre partiture finaliste. Non ci furono discussioni, individuammo subito i tre pezzi da eseguire. In un’ora avevamo concluso il lavoro. Ennio chiese scusa e si assentò per qualche minuto. Con Paolo ci guardammo e ci dicemmo quello che volontariamente avevamo taciuto: uno dei tre lavori, il migliore, non aveva rispettato l’organico strumentale imposto dal bando, non avendo usato il corno che invece era previsto in organico. Ci chiedemmo cosa fare. Sostenni che bisognava informare Ennio, altrimenti potevamo andare incontro a incidenti durante l’assegnazione del premio.
Rientra Ennio e dice: “Allora,… avemo finito!”.
Gli dissi: “Si, Ennio, però….. ci sarebbe un piccolo problema”.
Risposta immediata: “Che, er corno?”.
Paolo ad io ci guardammo, e ci vergognammo per aver pensato che non se ne fosse accorto.

Indimenticabile la sua partecipazione al Centenario Manifesto del Futurismo nel 2009, con due suoi lavori, nella manifestazione organizzata dal Conservatorio Licinio Refice di Frosinone.

Ricordi personali, e me ne scuso. Ma penso che dell’importanza della sua figura si occupino già, e molto se ne dovranno occupare in futuro, moltissimi studiosi in ogni parte del mondo, essendo stato probabilmente il massimo rappresentante della cosiddetta “Musica Contemporanea”, la quale corrisponde esattamente (e molti se ne sorprenderanno) alla sua immensa produzione per il cinema.

Un proverbio tedesco dice che gli angeli, quando vogliono intrattenere Dio, suonano la musica di Bach; quando invece suonano per loro stessi scelgono Mozart. E’ ovvio che si tratta di angeli tedeschi, non italiani, e tuttavia non ho alcun dubbio che, in questo momento, tutti insieme gli angeli del Paradiso stiano eseguendo la musica di Ennio Morricone.

Nella foto alla sinistra di chi legge, Ennio Morricone, con Tonino Poce, all’inaugurazione dell’Auditorium Daniele Paris del Conservatorio di Frosinone. Nell’altra foto, a Ferentino.

Associazione Gottifredo

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