Una lettera inedita a uno studente che gli segnala un “refuso” nell’antologia da lui curata “La poesia di Giovanni Pascoli”. Il giovanissimo, Tommaso Bevivino, diventerà poi prefetto.
LA FOTO DI QUESTA LETTERA, su carta intestata Collegio Nazareno, firmata Luigi Pietrobono e datata Roma 3 marzo 1926 ci è stata inviata dal dottor Vittorio Bevivino, figlio del prefetto Tommaso Bevivino che ad Alatri studiò e in provincia di Frosinone fu vice prefetto per un lungo tratto degli anni cinquanta del secolo scorso, prima di diventare prefetto, con incarichi in in varie parti d’Italia, e di essere chiamato a presiedere la prima commissione di inchiesta sul “sacco edilizio di Palermo”.
Destinatario della lettera è, appunto, il giovanissimo Tommaso, studente presso il Collegio Conti Gentili di Alatri, affidato alle cure didattiche di un docente di cui ancora oggi è vivo il ricordo, padre Bucci. Tommaso aveva notato un’incongruenza in una poesia pubblicata nell’antologia di liriche pascoliane “Poesie di Giovanni Pascoli” curata da Luigi Pietrobono e, seguendo il consiglio del suo professore, aveva scritto al critico chiedendogliene ragione. Si parla di un componimento, “Al Duca degli Abruzzi e ai suoi compagni”, tratto dalla raccolta “Odi e Inni”, alla quale Pietrobono attribuiva grande importanza, esaltandone l’ispirazione polemica e civile, spesso sottovalutata in rapporto a quella “intimistica” a cui la critica mirava a ricondurre tutto il Pascoli degno di nota. Pietrobono risponde al suo interlocutore, appellandolo “Egregio signore”, ammettendo che in effetti un refuso ha oscurato il significato dei versi del poeta e che di ciò terrà conto per emendare la successiva edizione che la casa editrice – la prestigiosa Zanichelli – annunciava prossima. La prima edizione dell’antologia era stata pubblicata nel 1918, la quarta – quella annunciata da Pietrobono – ci sarà nel 1928, è facile dedurne, allora, che l’errore era restato sconosciuto fino a quel momento, fino a quando cioè uno studente appassionato e puntiglioso, Tommaso Bevivino, lo aveva scoperto e segnalato.
Questa lettera racconta una bella storia di studio e di uomini; del colloquio pedagogico tra uno studente e il suo professore. E dell’umiltà di un Maestro che non nasconde la svista, non ne declina la responsabilità, e assicura che provvederà a correggerla. Per questo ci è sembrato opportuno renderla pubblica e annetterla idealmente alla documentazione che abbiamo presentato nell’occasione del sessantesimo anniversario della morte di padre Luigi Pietrobono.
Ne siamo grati a Vincenzo Bevivino che, seguendo la pagina Facebook della nostra Associazione, ha avuto notizia del nostro convegno e della Mostra. Convegno e mostra che gli hanno fatto tornare alla mente, come un lampo della memoria, un carteggio di quasi cento anni fa, custodito nell’archivio di famiglia.